COLLEZIONE PRIVATA



1954 Premio “Visioni di Lucca” foto Alcide : 
Micheli dipinge il paesaggio per il concorso di pittura.

2 novembre 1955 LA NAZIONE  
NOTE D’ARTE

MASSIMO MICHELI PITTORE GIOVANISSIMO

I primi quadri, Massimo Micheli, li espose alla collettiva “Bottega dei Vageri”, due anni or sono, al Principe di Piemonte”.
Presentò, in quell’occasione, quattro lavori, tra i quali il “ritratto del nonno Egisto” e un autoritratto di notevole fattura. Fu premiato, naturalmente, il ragazzo, perché i suoi lavori, seppure permeati di quel che di accademico la scuola impone, rivelavano già un temperamento squisito. A Bottega dei Vageri gli è stato conferito il premio destinato al pittore più giovane. 
Esordio promettente, e ancora studio. Massimo Micheli è allievo della scuola d’arte di Lucca, di quella scuola che tanti artisti ha plasmato, che tanti nomi celebri ha dato alla nostra arte
contemporanea. La seconda affermazione la riporta premio a Lucca, in quel “Visioni di Lucca” (cui parteciparono tanti dei pittori viareggini) ottenendo l’anno scorso il Premo Vallecchi. Quest’anno a “Visioni di Lucca” è stato citato, e la citazione, per il giovanissimo pittore, costituisce un successo, di certo un incitamento. Ed ecco a Pontedera, al VII premio di quella città, alla Mostra della Resistenza a Livorno, dove è accettato e segnalato; al Premio “Visioni di Barga”, dove vince la medaglia dell’Ente Provinciale del Turismo. Non si può dire che Massimo Micheli abbia cominciato male, e se il buon giorno si vede dal mattino, si hanno tutte le buone ragioni per pronosticare al giovane pittore una luminosa carriera.
Ci siamo recati nel suo studio con animo sereno e scevro da preconcetti. Il suo nome ci suonava nelle orecchie, (era tra i pittori viareggini partecipanti alla mostra “Cosci” di Stiava), ma dei suoi quadri non sapevamo niente. Abbiamo saputo dei suoi successi da qualche ritaglio di giornale, ecco tutto.
Nel suo studio, attorno ai suoi quadri, intento al suo lavoro, Massimo Micheli è stato per noi una gradita, sorprendente rivelazione. Non gridiamo al miracolo; tuttavia possiamo affermare che ci troviamo di fronte a un pittore che può ambire a calcare, con ottime probabilità di successo, la strada dell’arte.
E’ questa di Micheli una pittura sincera, scevra da ogni tentativo di elucubrazione; una pittura verista, disancorata dal realismo di moda, eppure interpretata secondo una forma moderna, piana, piacevole. Sono trame di colore proiettate sulle tele in maniera convincente, sono composizioni libere da influenze retoriche (cui difficilmente i giovani d’oggi sanno svincolarsi) sono visioni soggettive, espresse con una cadenza cromatica che ricorda (lui inconsapevolmente) un Mino Rosi.
Il critico esigente troverà in questi lavori un residuo di accademismo che può nuocere alla personalità del pittore, ma chi osservi i lavori del Micheli e nello stesso tempo consideri la giovane età, non potrà che convincersi degli ottimi risultati conseguiti da questo pittore che riesce a stabilire un dialogo spirituale tra l’arte e la natura sul binario di una consapevole coerenza che sta alla base di un’educazione pittorica necessaria in chi vuole andare lontano.
Pittura chiara, leggibile, senza retorica; un racconto chiaro e vigoroso; visone luminosa di darsena (e per inciso ricorderemo che il tema caro ai nostri artisti non fa presa su questo giovane pittore il quale preferisce aspetti inediti di cose da tanti mai forse osservate), paesaggi, nature morte e ritratti. Tenti ritratti. Me è negli studi, nelle composizioni, che l’anima di Massimo Micheli si rivela; che nella pittura s’intende l’anima, il travaglio della ricerca, che, a quanto ci è stato dato di vedere, si riassume nel connubio tra i rudimenti accademici e la necessità di aderire a una forma artistica più moderna e, perché no? Personale. E siamo certi che a questo traguardo il Micheli giungerà, perché alla base del suo lavoro sta lo studio, e una severa applicazione.

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