1981 - CURIA DI LUCCA MONSIGNOR GIULIANO AGRESTI RITRATTO DALL’ARTISTA MASSIMO MICHELI

Palazzo Arcivescovile di Lucca, Sala delle Riunioni
1981 - Ritratto di Enrico Bartoletti Arcivescovo

1981 - Ritratto di Antonio Torrini Arcivescovo__


1981 - CURIA DI LUCCA MONSIGNOR GIULIANO AGRESTI RITRATTO DALL’ARTISTA MASSIMO MICHELI

Monsignor Giuliano Agresti Arcivescovo di Lucca
Tecnica tempera su tavola
13 marzo 1981 IL TIRRENOMONSIGNOR AGRESTI RITRATTO DA MICHELI

Uno dei nostri artisti migliori, Massimo Micheli, ha eseguito nel proprio studio di Porta Santa Maria, un ritratto a tempera (formato 70X50 cm) dell’arcivescovo monsignor Giuliano Agresti.
Nelle sei sedute impiegate per portare a compimento l’opera, il nostro pittore viareggino, docente di Discipline pittoriche nella sezione Accademia del Liceo Artistico statale della nostra Lucca, ha saputo scavare a fondo nello spirito del pastore, a parte la somiglianza fisica dell’uomo che è perfetta, attraverso una scelta composizione cromatica formata da rosati e da grigi valorizzati dai rossi intensi del volto e dal nastro verde del cappello, ha saputo esaltare in modo stupefacente tutto il dipinto. E’ questa, senza dubbio, una tempera di straordinaria forza emotiva che pone Massimo Micheli in evidenza fra i ritrattisti italiani e lo impone una volta di più all’attenzione della critica.

LUCCA - SALONE DEL PALAZZO ARCIVESCOVILE
I RITRATTI DEGLI ARCIVESCOVI LUCCHESI DIPINTI DALL’ ARTISTA MASSIMO MICHELI.

Nel grande Salone si ammira una teoria di ritratti commissionati dalla Curia e raffiguranti tutti gli Arcivescovi succeduti nei secoli alla guida della Diocesi, con le date d’ingresso e di morte. Le figure degli Arcivescovi chiamano i lucchesi alla riflessione e al ricordo della propria storia.

20 settembre 1981 AVVENIRE
IL SALONE DELL’ARCIVESCOVATO SI E’ ARRICCHITO DEI RITRATTI
DEI MONSIGNORI TORRINI E BARTOLETTI

L’ESATTA IMMAGINE DEI DUE PASTORI DELLA NOSTRA CHIESA


Le due opere sono state eseguite dal pittore prof. Massimo Micheli con penetrazione psicologica.

Di Elio Bertini
La serie delle effigi che nel salone del Palazzo Arcivescovile, ritraggono i Vescovi che si sono succeduti alla guida della Chiesa di Lucca si è arricchita ora dei ritratti degli ultimi due Arcivescovi, mons. Antonio Torrini e mons. Enrico Bartoletti. I due ritratti sono opera del noto pittore lucchese Massimo Micheli, docente di discipline pittoriche presso il Liceo Artistico statale di Lucca e artista ormai affermato a livello nazionale e internazionale.
Il Micheli ha lavorato per mesi alle due opere affrontando e risolvendo (in maniera egregia, visti i risultati) numerosissime difficoltà sia dovute al fatto di non poter avere modelli viventi sia di carattere tecnico poiché dovendo dipingere a un’altezza di circa otto metri da terra ha dovuto tenere sempre presenti grossi problemi di prospettiva.
Nonostante tutto questo il Micheli da quel grande artista che è, ha saputo perfettamente realizzare le due opere dandoci l’esatta immagine di questi due grandi pastori della nostra chiesa e non tanto un’immagine delle loro sembianze reali, anche se la somiglianza è notevole, ma piuttosto e questo, a nostro avviso, è più importante l’immagine della loro spiritualità e della loro forza.
In realtà è questo uno dei principali pregi del Micheli, un artista che deve sempre partire da una realtà oggettiva dalla quale e per mezzo della quale raggiunge un vero assoluto che mira a condensare in immagine fatta di colori e di linee una moltitudine di sensazioni rispecchianti la realtà astratta dalla contingenza.
Che dire ora analizzando singolarmente ciascuno dei due ritratti? Il segno sicuro e vibrante che tratteggia la figura di mons. Torrini ci offre l’esatta dimensione spirituale di questo “grande vecchio” che sempre, fino all’ultimo guidò la diocesi infondendo in ciascun fede e certezza anche in momenti bui e dolorosi come quelli della guerra.
Dietro l’apparente esilità della figura di mons. Bartoletti invece si scopre tutta la forza di questo grande vescovo che, rappresentato nel ritratto con mitria e pastorale, lascia trasparire l’urgenza dell’impegno di annunciare la parola di Dio.
Quanta forza il Micheli ha saputo trasfondere nella sua opera! Non si tratta di forza dovuta a una complessione fisica particolarmente robusta, tutt’altro, ma piuttosto alla grande forza che caratterizzò sempre mons. Bartoletti, forza che fu l’unico sostegno alla sua inesauribile energia nell’annunciare il Vangelo, nell’operare perché il gregge affidato alle sue cure vivesse in maniera sempre più coerente con gli insegnamenti di Cristo.
Per concludere possiamo affermare senza ombra di dubbio, che il tratto sicuro di Micheli, la sua vibrante partecipazione che è poi quella dell’artista genuino e non del mestierante, la ricchezza cromatica, mai eccessiva o ridondante contribuiscono a tenere ancora, almeno in parte vivo presso di noi, il messaggio di fede che i due presuli lasciarono alla nostra Chiesa durante i lunghi anni in cui guidarono la diocesi di Lucca




                             1995 - Ritratto di Monsignor Giuliano Agresti Arcivescovo di Lucca
                                                              Tecnica tempera murale cm. 80
x110
26 marzo 1995 TOSCANA OGGI LUCCA

IL RITRATTO DI MONS. AGRESTI


Di Licia Pergola
Il grande Salone dell’Arcivescovado è incorniciato da una doppia fascia nella quale sono dipinti i ritratti di tutti i Vescovi che Lucca ebbe nei secoli: una memoria della propria storia che i Lucchesi vogliono consegnare ai discendenti; accanto ai ritratti nella cornice il visitatore troverà dei riquadri ancora vuoti: sono gli spazi in cui continueranno a essere dipinti i Vescovi che la città avrà nel futuro.
Fra i Vescovi del passato mancava solo l’immagine di Giuliano Agresti; tutta la diocesi aspettava di vedere immortalato in quel salone il suo ritratto e l’attesa s’intensificava in prossimità di qualche anniversario.
Il 25 marzo 1995 si sono compiuti ventidue anni da quando Mons. Agresti, Vescovo di Spoleto e Norcia, ricevette la nomina ad Arcivescovo di Lucca, anche se il suo ingresso in Diocesi avvenne solo nel maggio seguente; proprio per quest’occasione è stato portato a termine il suo ritratto, che ora ogni fedele può ammirare.
Autore ne è il prof. Massimo Micheli, viareggino, residente a Lucca e docente di Pittura sezione Accademia presso il Liceo Artistico Statale: pittore dal ’58 egli è oggi affermato e famoso anche all’estero, e ai lucchesi è noto per aver rappresentato il Papa la cui stupenda effige durante la recente visita tappezzava sui manifesti tutti i muri della città.
La biografia di Massimo Micheli è assai nutrita di date e di committenti. Le tecniche preferite sono la tempera e l’affresco. Basterà ora ricordare che sue opere sacre sono nelle chiese del Sacro Cuore e Resurrezione di Viareggio, suo anche il famoso Curatino, raffigurato in diverse occasioni.
Soprattutto occorre ricordare che la Curia gli commissionò i ritratti dei suoi vescovi, già in occasione della morte di Mons. Antonio Torrini e Mons. Enrico Bartoletti, i quali, come tutti sanno precedettero Mons. Agresti sulla cattedra episcopale, di Lucca, Il prof. Micheli li dipinse nel 1981.
L’immagine di Mons. Agresti è accanto a quella del Bartoletti, come la prima è realizzata con tempera murale, e misura cm. 110x80.
Mentre la prima è una figura assai penetrante, la figura di Agresti è tutta da penetrare, e non è cosa facile, perché l’autore ha scelto un’interpretazione ermetica completamente priva di ampollosità.
Il prof. Micheli non ha potuto rilasciarci un’intervista, poiché numerosi e importanti impegni assorbono tutte le energie che la salute gli concede; così abbiamo tentato di leggere da soli ciò che egli ha voluto narrare, secondo la conoscenza che ebbe dell’Arcivescovo: e al contempo tentiamo di confrontare la sua interpretazione con l’esperienza che ne abbiamo avuto noi.
Il ritratto si presenta subito all’osservatore come un’opera molto sobria, aliena da ogni rifinitura: chi si aspettava un’immagine altisonante potrebbe rimanere deluso.
L’attenzione del pittore si è concentrata sul volto, composto per accostamento di zone grigie, indistinto dal busto, quasi a creare un volume compatto, appena sfaccettato da pochi piani sovrapposti; una vasta zona dello sfondo, densa di pennellate irregolari, ne circonda la testa, creando un alone greve e misterioso che lo isola dalla cosa; in quest’atmosfera plumbea l’osservatore percepisce appena il lieve moto del capo di questo prete dall’aspetto povero: solo un lembo purpureo della cintura suggerisce l’alto grado del suo sacerdozio.
Un’altra considerazione viene spontanea: il professor Micheli nel dipingere Antonio Torrini ha evidenziato un gesto e un profilo di Enrico Bartoletti ha colto lo sguardo acuto: il loro corpo è animato dentro la veste liturgica dal colore vivace; lo sguardo del primo va verso il passato, lo sguardo del secondo è dritto al presente, lo sguardo socchiuso di agresti è rivolto a ciò che deve venire: egli cerca qualcosa che intravede e che all’uomo comune non si manifesta, ma nel quale invece il Vescovo è assorbito.
E poi, niente mani: l’osservatore potrà notare i gesti degli altri Vescovi; il dinamismo che anima quella interminabile fila di ritratti in cornice è dato per lo più dalle mani nervose e benedicenti: la santità è suggerita spesso dai volti spirituali o dai sorrisi benevoli. Nel raffigurare Giuliano Agresti il pittore ha dimostrato una straordinaria sensibilità spegnendo i toni, eliminando ciò che turba l’essenziale; così la compostezza della figura richiama appieno quella dell’uomo, così salda nella sua solitudine, parca di gesti in presenza della gente.
In tal modo la parola tuonante nella predicazione e l’energia del corpo sono ricondotti a quell’interiorità che sempre il Vescovo Agresti in vita ha perseguito, sintetizzati in una figura come di monaco, il francescano povero, distaccato dall’effimero e orientato alla cella del suo cuore. Piacerebbe senz’altro al Vescovo Giuliano, quest’immagine dipinta che s’imprime inesorabilmente nella memoria, e i fedeli che la osservano con attenzione lo riconoscono: pensoso e umile, raccolto attorno a un‘intuizione che lui solo conosce.


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