CENTENARIO DEL VOLTO SANTO A LUCCA

CENTENARIO DEL VOLTO SANTO A LUCCA

MASSIMO MCHELI E’ INCARICATO DALL’ARCIVESCOVO MONS. GIULIANO AGRESTI DI DIPINGERE IL SACRO RITRATTO DEL VOLTO SANTO DESTINATO AD ESSERE, A LUCCA E NELLE COMUNITA’ LUCCHESI NEL MONDO, IL SIMBOLO UFFICIALE DEL CENTENARIO.



San Martino Cattedrale Lucca Tempietto di Matteo Civitali, l’artista intento a dipingere il Sacro ritratto.


1981 MASSIMO MICHELI RACCONTA:
Il portale della cattedrale e’ chiuso . Il silenzio pesante avvolge la mia persona come una cappa suscitando in me sensazioni di sgomento e terrore difficili da vincere. Poi, poco a poco, con il passare dei giorni, l’immagine lignea e il buio della cattedrale diventano meno pesanti e una dopo l’altra le tre pitture prendono corpo.
L’arcivescovo Monsignor Giuliano Agresti e’ molto impressionato dall’immagine del Volto Santo vestito, come appare ai fedeli ogni anno in Settembre, ma sceglie l’immagine spoglia e austera che ha una innovazione rappresentativa; mai prima d’ora, infatti, al volto santo era stato dipinto il profilo. Questo nuovo taglio compositivo riesce a rendere più penetranti i messaggi diretti all’anima dei fedeli - 1981 Massimo Micheli


1981 - Volto Santo - tempera su carta cm. 70x100 - studio della Sacra Immagine

UN’IMMAGINE PITTORICA PER IL XII CENTENARIO DEL VOLTO SANTO
L’OPERA DI MASIMO MICHELI PRESENTATA A PALAZZO ORSETTI


Di Cristiana Vettori
Alla presenza di un folto pubblico che gremiva la Sala di Palazzo Orsetti, sede del Comune di Lucca, è stata presentata il 12 dicembre l’opera di Massimo Micheli che raffigura il Volto Santo.
Diciamo subito che il dipinto sarà riprodotto sul manifesto per le celebrazioni del XII Centenario del Volto Santo che si apriranno quest’anno e che si annunciano particolarmente solenni. Si dice, ma la notizia non è stata ancora ufficialmente confermata, che per le celebrazioni sarà presente anche Papa Giovanni Paolo II.
Alla presentazione del dipinto erano presenti Mons. Agresti Arcivescovo di Lucca, tutte le autorità civili con a capo il Prefetto dott. Gaudenzi.
Ha aperto la cerimonia il Sindaco prof. Mauro Favilla che ha indirizzato il saluto della cittadinanza e ha sottolineato il particolare significato dell’opera raffigurante il Volto Santo, una sacra immagine alla quale i lucchesi sono particolarmente devoti.
Il prof. Gastone Breddo, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha parlato dell’impegno artistico di Micheli rilevando in particolare l‘eccezionale tecnica messa in uso dall’artista che, senza riportare la copia della secolare scultura incisa su legno da una mano ignota e misteriosa, è riuscito medesimamente a tradurre la scultura stessa dandogli una nuova esaltazione religiosa e un contenuto di elevato significato spirituale.
Mons. Agresti ha così esordito: “Fede e cultura devono essere le due linee lungo le quali si devono svolgere le celebrazioni del XII Centenario”. La pittura ha il compito di chiamarci a vedere il Cristo, a trasmetterci il messaggio della sua morte e della sua resurrezione. “Micheli, rispettoso dell’immagine, è andato al cuore delle cose, ha saputo rendere il dramma profondo e forte della passione redentrice”.
Naturalmente il pittore è stato da tutti ampiamente complimentato per questa sua opera che va ad aggiungersi alla altre che l’hanno reso ben noto in Italia.
Micheli è riuscito a dare a questo Volto Santo linee, colori e luci che armonicamente espresse danno all’immagine sacra una trasmissione di elevato senso religioso, un contenuto esaltante del mistero di Cristo.
Si tratta anche di un’esecuzione artistica nella quale si evidenzia ampiamente il momento sofferto dall’uomo artista, vivamente compreso che a lui era stato affidato un compito in cui l’arte doveva coinvolgere tutta la spiritualità del mondo cristiano.
Micheli è un pittore già affermato, riconosciuto, ma egli non ama gli orpelli inutili, schiva ogni pomposità, sembra, anzi, che voglia rannicchiarsi dentro la sua affusolata figura nella quale vive tutta la sua modestia.
NEL NOTIZIARIO SI LEGGE:

La copertina di questo numero è dedicata all’immagine che sarà il manifesto del XII Centenario del Volto Santo, opera del pittore Massimo Micheli, con il quale la commissione per le celebrazioni ha voluto onorare l’immagine cara ai lucchesi di tutto il mondo.
Micheli, docente di discipline pittoriche nella sezione accademia del Liceo Artistico della città, ha dipinto lungamente nel silenzio della Cattedrale per riuscire a restituire la potenza espressiva, aggressiva e austera dell’immagine lignea del Cristo, una delle più belle sculture italiane del secolo VIII.

Sono state stampate cartoline e manifesti policromi, diffusi in tutta la provincia, inviati alle comunità lucchesi e cattoliche di tutto il mondo; infine tanti altri manifesti con l’immagine monocroma sono serviti per la diffusione dei vari programmi articolati durante l’anno celebrativo.


1981 - Volto Santo - tempera su tavola cm.70x100 
L’ Arcivescovo Monsignor Agresti molto impressionato dall’ immagine
del Volto santo Vestito sceglie questa immagine per rappresentare il centenario


1981 - Volto Santo Vestito- tempera su carta cm. 70x100 

PALAZZO ORSETTI SALA DEGLI SPECCHI LUCCA

ATTI DELLA PRESENTAZIONE
IN OCCASIONE DEL XII CENTENARIO DEL VOLTO SANTO
LA CITTA’ DI LUCCA E IL COMITATO ORGANIZZATORE, PRESENTANO IL MANIFESTO UFFICIALE ESEGUITO DAL PITTORE MASSIMO MICHELI


Introduce:
Prof. Mauro Favilla Sindaco di Lucca
Relatori:
Prof. Gastone Breddo Direttore dell’Accademia di Belle Arti a Firenze

S.E. Mons. Giuliano Agresti Arcivescovo di Lucca


PROF MAURO FAVILLA SINDACO DI LUCCA

 INTRODUZIONE ALLA CONFERENZA

Dopo la lettura dei molti telegrammi, il Sindaco prosegue: L’occasione di questa sera è quella di presentare l’opera di un artista cittadino, nella quale lui ha profuso tutto il suo impegno per riuscire a rappresentare il volto Santo in un dipinto che è qui presente e che è stato riprodotto nel manifesto ufficiale come nelle cartoline celebrative. A illustrare l’opera di questo nostro artista è qui presente il direttore dell’accademia di Belle Arti a Firenze, ma non sto ricordando tutti i numerosi titoli che ha e tutte le benemerenze nel campo dell’arte figurativa perché a tutti è ben noto. Mi preme, invece, evidenziare il legame che lui ha con la nostra città. E’ proprio questo motivo che nel ricercare una personalità in campo nazionale che potesse oggi essere qui per illustrarci il valore e le caratteristiche di quest’opera che vuol riprodurre come sensazione, a tutti, quella che è la reale sensazione che dà il Volto Santo a chi lo vede nella Cattedrale e che riuscirà sicuramente dare a tutti nelle città del mondo in cui sarà esposto; è per questo, dicevo, che abbiamo qui con noi Breddo. Io do a lui la parola e lo ringrazio per essere venuto a illustrarci l’opera di questo nostro concittadino. Grazie.
 
RELATORE PROF. GASTONE BREDDO DIRETTORE ACCADEMIA BELLE ARTI FIRENZE

INTERVENTO

Onorevole Sindaco, io la ringrazio per il suo saluto e accanto rivolgo un primo ringraziamento commosso a S.E. Mons. Arcivescovo che ha avuto la benevolenza di rivolgersi a me per un assunto che presenta qualche difficoltà, ma che mi da onore e piacere e vi dico subito perché. Non penso tanto all’amico Massimo pittore al quale rivolgerò un particolare pensiero, quanto alla città di Lucca che profondamente sento di amare almeno da trent’anni. Qui ho una grossa famiglia di amici, qui ho svolto tanta parte della mia attività. Qui ho trovato, nella cornice prestigiosa di una delle più belle città italiane, così densa di monumenti architettonici plastici e pittorici, ma soprattutto nel carattere degli uomini, ho trovato sempre un abbraccio. Ecco perché ho accettato di andare a visitare, prima, da solo, senza testimoni, soltanto con il pittore, quel suo stupendo studio sule mura, mura che conoscevo perché avevo altri artisti che vi operavano. Dicevo prima a S.E.: il Volto Santo! Assunto enorme; per tutti, per il riguardante, per le nozioni che circolano e s’intrecciano più che per la bellezza in sé dell’opera, per il carisma che contiene, per quel soffio spirituale innegabile. Il Volto Santo…..
Mi è venuto in mente a tutta prima, acheròpita o acheropìta come vuol dirsi dal greco, che sembra significare “non fatto da mano umana”, qui si risale forse al primo volto dipinto angelicamente e quindi non da uomo o da pittore. Si dice, si pensa, si crede religiosamente che una delle donne che seguivano le ultime ore di Gesù. O nell’orto o nella salita al Calvario, appoggiasse un velo sul volto di Cristo che vi rimase impresso. Non siamo a dire nei secoli la circolazione di questa reliquia che passò di mano in mano, fra regnanti e imperatori, dall’Oriente all’Occidente, fino ad arrivare a San Pietro dove fu conservata fino al sacco di Roma. Col sacco di Roma c’è, la distruzione del sacello che contiene il Volto Santo detto della Veronica e vedi caso il culto mistico del Volto Santo. Volto Santo che voi avete in forma non dipinta ma plastica; un Cristo in Croce poco più alto della normalità, fatto da chi? Non c’è critico o storico che ve lo possano venire a dire. Non si sa. Tutto è avvolto nel mistero, io affondo in questi particolari perché vi dirò come si è diretto poi a sua volta l’autore della tavola che vi sarà mostrata e che sarà il simbolo di questo XII Centenario.
Il Volto Santo lo si conosce e lo si venera in tante capitali d’Europa. E’ certo che Lucca capì subito di avere nelle mani una cosa particolarmente preziosa se diede il compito addirittura a Matteo Civitali di farvi una particolare balaustra un baldacchino architettonico plastico nella stessa Cattedrale dove tuttora è conservato. Occorre quindi appena inquadrare l’opera, che mi onoro di presentarvi stasera, del pittore Massimo, per pensare al coraggio necessario per attuarla in tempi in cui, senza tragicizzare, vive una cultura della violenza e dell’odio al posto di una cultura dell’amore! Voi state esaltando la quintessenza dell’amore: il volto di Cristo. Lo possedete. Dopo XII secoli c’è quest’accento di bontà e di bellezza. Questa del Volto Santo è un’opera d’arte. E’ un’opera d’arte che parla con il suo linguaggio plastico: che poi, attorno, si crei un alone perché l’opera è ritenuta miracolosa, perché l’opera ha contribuito a dare dei segni divini tangibili, tutto questo dovette certamente preoccupare l’amico Micheli. Direi che la sua opera nasce da quella, nasce in un alone di mistero. Il mistero cioè che tutto possiamo probabilmente distruggere, non il perno di Dio. Il perno Divino rimane fisso nel mondo e il tramite fra quel perno insostituibile e il mondo è l’arte. Con la parola, con il colore, con la forma da sempre. E’ lo stesso Einstein, non sospettabile, che ci dirà a un certo momento: Se quella vostra formula un giorno, Maestro, qualcheduno potesse farne uso totale? E la risposta fu profetica perché lui disse: Spariranno tutti. Forse due potranno rimanere, ma incominceranno ancora quel tale colloquio sul come e sul perché delle cose, sul mistero della vita su Dio inestinguibile. Sono mutati i tempi! Non lo è lo sfascio, quindi, dei valori è la sostituzione di linguaggi che si avvicina a una velocità diversa nel tempo. Rimane quel perno insostituibile che è l’arte.
Ricordo Paolo VI. Quest’uomo formidabile che io ebbi la ventura di conoscere tardi, ordinò a un gruppo di artisti di affrontare un tema sulla vita di Paolo; perché la vita di Paolo era la chiave per aprire quel cuore e sulla vita di Paolo che il Papa incentra la sua esistenza. Il suo carisma, direi, parte da Paolo; da quel grande peccatore che può diventare un formidabile Santo. Il Pontefice volle vedere tutti gli autori in Vaticano. Si avvicinò, noi eravamo stati avvertiti di non parlare, non seppi trattenermi e dissi: Santo Padre, sono commosso….! Rispose: No, siamo Noi a essere commossi, perché gli artisti sono gli artefici dell’assoluto, dell’infinito, siete voi che ci date dei suggerimenti! Ecco, l’arte, lui aveva capito , era un veicolo da adoperare nella modernità. Occorreva che questo linguaggio funzionasse; e finiva dicendo: Io spero che da voi nasca una nuova Epifania di giovinezza e di pace! Furono le ultime parole che Paolo VI pronunciò per gli artisti prima della sua morte. Quindi se io ho tremato per avvicinarmi alla vita e all’esaltazione di un Santo, figuriamoci Massimo Micheli che viene messo al confronto del Volto Santo. Allora dissi: Voglio vedere il tuo studio, voglio vedere le tue cose. Poi finii per guardare lui, per capire che in quell’intreccio di timidezza e di ritenutezza d’uomo, in quel suo dirsi poco, in quella sua meditazione patente e palese, c’era l’autenticità. Credo di poter dare questo giudizio, so benissimo chi sono i bari, giovani e non giovani, nel mondo dell’arte e nel mercato dell’arte: i falsari. Sento a fiuto, come mi diceva un giorno De Pisis e come mi ripeteva Arturo Martini, noi sentiamo l’odore dell’autenticità. Sulle mura l’altra sera io sentii il profumo dell’autenticità, però feci qualche domanda così detta cattiva come dicono le cronache radiofoniche, domande cattive e domande buone; dissi:- Chi sono stati i tuoi suggeritori? Cosa leggi tu? Allora lui mi parlò di una prima amicizia con quel gioiello di sacerdote perfetto che fu Bartoletti. Quindi amici, eccellenza, il primo suggerimento per Massimo Micheli è stato importante; perché è stata una spinta fatta di spirito. “Cercati dentro” diceva Bartoletti. Il ragazzo ha saputo farlo. Io ho visto un certo numero di opere, che non voglio ingrandire con l’elogio, perché abbiamo le autorità vicine ecclesiastiche e civili. Voglio dire da pittore a pittore; da operatore d’arte come dicono i critici oggi, a operatore d’arte; se non c’è lo spirito dentro che muove l’artista, non si fa niente! Sarei come un religioso al quale manca la fede. Quello che lega e unisce è lo spirito, l’interiorità, certo nel silenzio dello studio sulle mura di Massimo Micheli, lui dovette sentire, con gli impulsi avuti, dopo il Bartoletti, dall’attuale eccellentissimo Arcivescovo vostro, Agresti, ancora una parola di potenza spirituale. La scintilla che nasce per questa opera che adesso vedrete è una scintilla che, a mio parere, poggia unicamente sull’umiltà. Micheli si è fatto piccolissimo davanti al colosso morale e fisico del Volto Santo. Piccolissimo. Per fare un manifesto che resta, che è il richiamo, che passerà le frontiere che andrà fuori perché dovrà circolare. Io vorrei che una copia fosse mandata a Sua Santità Giovanni Paolo II perché così io spero si coniughi in lui la necessità, il desiderio, la voglia di dire ai suoi sacerdoti, ai suoi seminaristi, al mondo, che un veicolo insostituibile per salvare qualche cosa di quei valori, accanto alla fede in primo piano, è l’arte. Ecco: Micheli si è messo in una condizione di umiltà e allora che cosa poteva fare? Interpretare quel volto senza farne  la copia, capire pittoricamente quello che una misteriosa mano plasticamente aveva fatto sul legno, dando la stessa intensità, la stessa drammaticità, con quell’occhio orientaleggiante, obliquo, intenso e stupito, quasi in perpetua domanda all’uomo:” Che cosa fai”? A questo ha saputo concorrere per le vie dell’amore Massimo Micheli, artista al quale mi sento di dover dare tutto il merito di cui ha diritto nel nome del Volto Santo.



RELATORE S.E. MONS. GIULIANO AGRESTI ARCIVESCOVO DI LUCCA

INTERVENTO

Il Prof Breddo ha detto cose piuttosto fonde e luminose perché io prosegua. In genere quando si riflette con la sincerità, con cui siamo chiamati a riflettere da chi parla, è difficile, riflettere a lungo, quindi io dovrei tacere. Però è scritto, che io debba dire qualcosa. E, vorrei subito dire che, noi volevamo legare, anche nel XII Centenario del Volto Santo, fede e cultura; perché è impossibile tradurre la fede concretamente senza cultura. Per questo ha senso anche il manifesto del Prof. Micheli. Anche un manifesto è segno e messaggio, col colore che è forma e parola silenziosa, e l’importanza suscitatrice della simbolica, anche sul piano religioso, non può essere mai trascurata; tanto più quando il simbolo è trasfigurato dall’arte, della pittura in questo caso, che in fondo è chiamata a chiamarci, secondo le espressioni di Giovanni, che è il più intenso consideratore del mistero del Redentore, “ Vedranno dentro Colui che hanno trafitto”. E’ un vedere indubbiamente interiore e contemplativo, ma la storia fortunatamente l’ha facilitato, con quel vedere estetico che, se raggiunge l’anima della contemplazione, aiuta chiunque a vedere maggiormente dentro e, mi pare che la trasfigurazione concreta sia riuscita in questa pittura del Prof: Massimo Micheli.
Io vedo in questo quadro presenti i due messaggi dell’unica raffigurazione, dell’unica ora di Cristo, quella della sua morte e della sua resurrezione insieme. Io penso che il Prof. Micheli rispettoso dell’immagine del Volto Santo è andato, come diceva il Prof. Breddo, al cuore della cosa. E il cuore della cosa è dato anzitutto dal dramma fondo e forte della Passione redentrice. Io penso che lo scuro e il rosso suscitano il gigantesco dramma nell’insieme lo suscitano in proporzione della scabra semplicità della raffigurazione.
Ma, tutto questo non sarebbe Cristiano se non avesse insieme il respiro dominatore del vincitore della morte; per cui nell’aria fonda e fondamentale del dramma, il Prof. Micheli, ha riproposto il Volto Santo nel senso più autentico e cioè “il Vivente”, colui che secondo le prime rappresentazioni, secondo la prima iconografia non è mai il crocefisso morto, ma è il crocefisso risorto. E a me pare che il dominio a misura di Dio della morte e quindi il senso dentro della Resurrezione, sia proprio nel volto, dove l’occhio intenso è l’occhio di un vivo che ha già ricominciato il colloquio con l’umanità; come da tempo il colloquio con l’umanità lo svolge il simulacro del Volto Santo in San Martino. E nella profondità viva di quello sguardo, veramente notevole, per il modo con cui è riuscito nella pittura, è la cosa più forte ed evidente, dentro il quadro, per tornare cristianamente al dramma di cui tutto il quadro è soffuso. Direi che proprio per questo il Prof. Micheli è riuscito a fare, fino in fondo, un quadro cristiano, e questo è molto bello perché, anche se in una dimensione culturale della somma espressione della cultura com’è l’arte, questo quadro ripropone il senso della nostra celebrazione del XII Centenario della venuta del Volto Santo e cioè la fatica e la speranza legate insieme, perché guardando il Cristo l’uomo non si fermi né di faticare e perciò di sperare. E lo sfascio dei valori? E’ sempre recuperabile. In questo specchio dell’amore misericordioso, che come diceva Giovanni Paolo II in quell’Enciclica piuttosto notevole, forse un po’ dimenticata, la “Dives in Misericordia”, che è più forte del peccato e più forte della morte. E mi pare che la sua sobrietà e la sua umiltà siano veramente il messaggio più evidente per quanto il Prof. Micheli abbia voluto esprimere in questo Centenario. 








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