12 MARZO 1969 - MICHELI ESPONI A PISA

12 MARZO 1969 - MICHELI ESPONE A PISA ALLA GALLERIA ARTECASA



2 marzo 1969 MOSTRA PERSONALE
GALLERIA ARTECASA PISA
LUNGARNO PACINOTTI 20 DAL 2 AL 13 MARZO 1969
MASSIMO MICHELI

Invito con immagine (Bimba con gatto nero)

2 marzo 1969 IL TELEGRAFO
MASSIMO MICHELI ESPONE A PISA

Massimo Micheli, uno dei più noti pittori della nuova generazione, espone da ieri alla Galleria Artecasa, a Pisa, sul Lungarno Pacinotti, una serie di affreschi e di tempere che sono frutto della sua più recente produzione.
Il pittore viareggino, che ha al suo attivo mostre personali d’indubbio valore, sul quale a suo tempo concordarono pubblico e critica, è un artista che non segue la moda, le facili correnti, per incontrare il favore di questo o di quello o semplicemente per sentirsi presente al suo tempo.
E’ un artista che ha dentro di sé il proprio mondo, la propria corrente: e quella segue, da anni, teso a una perfezione stilistica che lo tormenta. La ricerca della luce, l’armonia dei colori sono costantemente al centro della sua attenzione, sia dipinga meravigliosi paesaggi nei quali le cose s’intuiscono, più che distinguersi, immerse in un bagno di luce, sia dipinga quei suoi ritratti vivi, che colgono l’anima, che mostrano a nudo il carattere di una persona per vie misteriose, inspiegabili.
Massimo Micheli deve proprio a questa sua aderenza al proprio mondo interiore, a questa sua serietà di professionista la fama di cui gode non soltanto in Toscana ma anche in campo nazionale, a dispetto della sua ancor giovane età.
Foto del catalogo

8 marzo 1969 LA SPIAGGIA di TIRRENIA

MICHELI

E’ stata inaugurata alla Galleria Artecasa la mostra del pittore Massimo Micheli, nato a Viareggio nel 1936, operante a S. Marcello Pistoiese.
L’invito della mostra precisa che “saranno esposte tempere e strappi di affreschi” e, infatti, con queste tecniche il Micheli si cimenta con successo.
Le figure numerose di questa mostra hanno, anzitutto, le facce del tempo di oggi. Facce femminili con una latente attesa negli sguardi, una domanda ansiosa, una luce ferma per ottenere risposte sicure e rassicuranti. Sono espressioni di donne giovani che osservano la vita intorno a loro e ne discutono senza pregiudizi le assurde regole, l’incerto avvenire, il dissolversi nella routine quotidiana dei freschi incanti dell’adolescenza. Come sempre. Ora con più coscienza di sempre. Coscienza moderna per un’irrazionalità antica.
La tempera sembra dia forza a questi concetti con il suo non concedere nulla agli effetti, ai compiacimenti.
Ogni figura è trattata con un buon impianto disegnativo. La luce gioca il suo ruolo preciso. Soltanto i colori sono estrosi. I gialli, i rossi, i marroni hanno funzioni impensate, collocamenti originali, interpretazioni dei piani muscolari del tutto personali.
12 marzo 1969 IL TIRRENO

MASSIMO MICHELI ALL’ARTECASA

Da qualche giorno – all’Artecasa – espone il pittore Massimo Micheli. Si tratta di un’interessante serie di opere –quasi tutte figure, pitturate a tempera e strappi d’affresco – che rivelano padronanza del disegno, capacità compositiva e gusto tonale. Il Micheli ha ottenuto numerosi riconoscimenti dalla critica, ha partecipato a collettive d’importanza e si è guadagnato numerosi premi.
Già noto dunque in larga cerchia si presenta a Pisa nel suo migliore aspetto; potremmo citare molte di queste opere: nelle figure c’è una vita interiore e tutte rivelano serietà d’impegno e sensibilità non comune.


12 marzo 1969 LA NAZIONE

MOSTRE D’ARTE
MASSIMO MICHELI

Espone all’Artecasa Massimo Micheli; il giovane pittore viareggino ha già tenuto numerose mostre personali, che hanno avuto un pieno consenso sia da parte del pubblico e dalla critica: tra l’altro è stato presentato in televisione nella rubrica “L’Approdo”.
Qui all’Artecasa sono esposti strappi d’affresco e tempere: due modi di comporre diversi, dettati dalla stessa esigenza, che è quella di un colore non “sovrapposto”, ma facente corpo unico con il piano di sfondo. Negli strappi l’elemento chiave è il muro, che assorbe il colore in tutte le sue porosità per restituirlo poi alla luce compenetrato dalla sua essenza, dalla sua pastosità. E’ indicativo d’altra parte che nelle tele l’artista non ricorra all’olio, che ha una corposità e una lucentezza non assorbibili dalla tela e neppure all’acquerello, che per la sua evanescenza si dissolverebbe nel processo di assorbimento, ma si affidi invece alla tempera, capace di compenetrarsi pienamente col piano di sfondo e d’altra parte dotata di una sua consistenza.
Questo colore, dunque, che non si stende ma quasi affiora non sarà quello vivo e rutilante di una “prima mano”, ma quello che si risolve secondo toni smorzati, capaci di combinarsi fra loro in un gioco molteplice di calde sfumature; sono l’ocra, i gialli e i viola “morbidi” che costituiscono la tessitura coloristica delle composizioni.
Uno dei temi più sentiti per la fantasia dell’artista è quello dei fiori, dei quali non gli interessa tanto il valore puramente decorativo, quanto l’essenza vitale (es.: il profumo), che riesce a cogliere in un intreccio di pulsanti variazioni cromatiche.
Fra le nature morte, particolarmente interessante è quella dei pettirossi, che una pennellata giocata sui toni del grigio individua in un arruffio di piume che hanno ormai perso la loro lucentezza nella morte. Molto rilevanti anche i ritratti nei quali è realizzato un sondaggio acuto e personale del personaggio, il quale sondaggio non è però portato alle sue estreme conseguenze e lascia quindi un margine, come se a quel punto il personaggio si rifiutasse di “collaborare” ulteriormente col pittore e di scoprire quella che è l’essenza più intima del suo animo. D qui il diaframma sottile fra noi e quella personalità che ci oppone sempre un qualcosa di enigmatico e talvolta vagamente ironico.
La mostra rimarrà aperta fino al 15 marzo.




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